Writings

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Caro G.,
Le parole del tuo raccontarmi sono l'essenza del mio lavoro.
Ciò che io prometto  a me stesso dipingendo.
Ed è  per questo che sono stato costretto a fare i conti con  quello che faccio.
Ho dovuto pensare, a voce alta, ciò che per me era e doveva rimanere nel silenzio,
per pudore, perchè le ragioni del mio dipingere mi sono sempre state chiare.
I miei paesaggi sono una riflessione sulla condizione umana, sulla solitudine dell'uomo tra il
tutto che gli appartiene e il tutto a cui, lui, appartiene.
O almeno sono un tentativo.
Quello che forse rende accettabile la mia pittura è la possibilità di esistere e resistere
soprattutto al di fuori del suo perimetro visivo.
Quello che, volutamente, manca al mio lavoro spero sia la sua forza, ciò che lo tiene in piedi.
La ragione del dipingere, per me, non è mostrare, ma rivelare ed è quello, che con tutte le mie forze,
continuamente io tento.
Credere che ci sia dell'altro al di la della retina è quello io che intendo per rivelare.
Ed è una domanda, non un'affermazione.
Poter dimostrare questa relazione, attraverso quel vuoto, è il mio costante lavoro che
mi porta a guardare il bianco della tela ogni volta che mi assale.
Ma tutto con estrema semplicità, che  poi è la cosa a cui tengo di più
Perchè il mio lavoro può spingere a cercare una risposta, ma non può darne.
E forse neanche vuole.
Credi non c'è altro e comunque per me non è poco.
Un saluto.